Ordini cavallereschi: un possibile strumento di

riconoscimento "nobiliare"?

Nei Paesi dove non esiste più legislazione araldico-nobiliare molte persone ricorrono agli Ordini cavallereschi chiedendo la ricezione in categorie per le quali ancora si esigono prove di nobiltà allo scopo di vedere in un certo modo pubblicamente riconosciuti i propri diritti araldico nobiliari.

Questo escamotage, però, deve fare molto riflettere, innanzitutto perché ribalta quanto avveniva in passato (in Italia l’ammissione nell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme detto di Malta, o in Ordini cavallereschi italiani che esigevano le prove di nobiltà, permetteva il riconoscimento della nobiltà da parte del Regno d’Italia senza presentazione della documentazione genealogica, ovvero si era ammessi senza documentazione, colla produzione delle relative sentenze o processi per giustizia) e poi perché va ad utilizzare l’Ordine cavalleresco per vedere riconosciuto un diritto non più tutelabile in un Paese dove in base alla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione "I titoli nobiliari non sono riconosciuti...".

Se vogliamo essere seri, prima di tutto bisogna fare una netta distinzione fra Ordini che godono di un pieno riconoscimento giuridico internazionale e altri che, sebbene usino ancora la denominazione di Ordini, nella realtà potrebbero essere considerati come organizzazioni di natura o ispirazione cavalleresca, e in alcuni casi anche associazioni pubbliche di fedeli (in accordo con il Codice di diritto canonico), avendo del resto mantenuto del loro glorioso passato soltanto il nome.

Il primo caso è rappresentato dal Sovrano Militare Ordine di Malta, sul quale non esistono dubbi circa il pieno diritto - all’interno dell’Ordine - di riconoscere o meno la nobiltà di coloro che presentano le prescritte prove nobiliari per quelle classi che le richiedono (prove tuttavia che applicano criteri diversi a seconda della provenienza dei petenti: non dimentichiamo che nell’Ordine più volte sono state mutate le condizioni richieste per la ricezione in categorie nobiliari); lo stesso dicasi per gli Ordini dell’Alleanza di San Giovanni (certo oggi solo gli Ordini di San Giovanni d’Olanda e di Svezia richiedono le prove di nobiltà, ma non dimentichiamo che in quei Paesi esiste ancora la tutela da parte dello Stato); esiste infine una eccezione nell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme dove i Capitoli Nobili di Spagna usano ancora richiedere le prove nobiliari per la ricezione nell’Ordine (ma in Spagna la nobiltà titolata è riconosciuta, e al limite questo escamotage può essere utile alla nobiltà non titolata che non gode di alcun particolare riconoscimento o tutela giuridica).

Negli altri casi ci troviamo ovunque nel mondo di fronte ad organizzazioni di carattere privato (anche se indubbiamente dal punto di vista storico discendenti ininterrotte da Ordini cavallereschi che fecero la storia dell’Europa e del mondo, e radunarono nei propri ruoli i più importanti personaggi dell’umanità), ma che oggi non possono più godere di alcun riconoscimento ufficiale sul piano internazionale perché giuridicamente impossibile.

A differenza di quanto accade nel SMOM (dove il Gran Maestro è a tutti gli effetti un Capo di Stato - o come tale è riconosciuto da circa 90 Paesi) o negli Ordini dell’Alleanza di San Giovanni (dove i Gran Maestri sono, ad eccezione del Gran Priorato di Brandeburgo, i Capi di Stato del Paese dove operano), o nell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro (dove il Gran Maestro è un Cardinale di Santa Romana Chiesa), le autorità supreme delle altre organizzazioni cavalleresche, benché prestigiose in ambito internazionale, sono solo rappresentate da privati cittadini, spesso discendenti diretti delle più grandi dinastie del passato, molte delle quali governarono su Nazioni che non esistono più, ma che, come le loro stesse organizzazioni, non godono di alcun riconoscimento ufficiale della propria posizione, e di nessuna tutela nell’ambito della comunità internazionale.

Detto questo le conclusioni sono facili da trarre: non può esistere alcun riconoscimento nobiliare al di fuori dell’Ordine cavalleresco o dell’organizzazione cavalleresca da cui promana, ed un Ordine cavalleresco non ha il potere di interferire nelle leggi degli Stati. Pertanto il valore che si può attribuire a un simile riconoscimento nobiliare riveste solo carattere privato, ma il prestigio che ne può derivare è strettamente legato all’importanza dell’Ordine o dell’organizzazione cavalleresca da cui proviene.

Oggi poi, in un mondo dove non si vogliono più creare distinzioni di classe o nobiliari, gli Ordini statuali (e quelli che sono diventati tali) premiano giustamente solo il merito riferito alla persona, astenendosi da altri aspetti.

Ma nonostante tutte queste valide considerazioni l’Italia, che è un Paese fra i più ricchi del mondo per tradizioni, storia e cultura, ancora una volta ha dato prova di profondo rispetto del passato, marcato senso della storia e grande civiltà permettendo l’autorizzazione all’uso in base all’articolo 7 della Legge n° 151 del 3 marzo 1951 della maggioranza degli Ordini non nazionali provenienti dal patrimonio araldico dei discendenti delle dinastie italiane.

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