Divieto di utilizzo di Ordini non Nazionali?
È da tempo che si discute di Ordini non Nazionali sia in ambienti politici che sui mezzi d’informazione, ma ora il nuovo disegno di legge presentato in Senato il 21 giugno 2006 dal senatore Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica Italiana ha lasciato molti stupiti e sconcertati. Eccone il testo:
“Senato della Repubblica - XV legislatura n° 669
Disegno di legge del senatore Cossiga
Comunicato alla Presidenza il 21 giugno 2006
Divieto di utilizzo delle onorificenze di «ordini dinastici»
Onorevoli Senatori. - È stato denunciato negli ultimi tempi un non commendevole
proliferare e una ancora più indecente «commercializzazione» di cosiddetti
«ordini dinastici», e cioè di «ordini cavallereschi», una volta esistenti che,
in Stati estinti o che hanno assunto la forma istituzionale repubblicana,
appartenevano alle allora case regnanti.
Con il presente disegno di legge si vuole porre termine ad un fenomeno che
talvolta sembra assumere anche le forme di un vero e proprio «inganno al
pubblico», e che inoltre crea anche allo Stato italiano situazioni di imbarazzo
con Stati esteri, amici e alleati.
Secondo la Costituzione e le leggi di attuazione di essa e i trattati
internazionali, la Repubblica riconosce esclusivamente, in base appunto agli
ordinamenti interni e internazionali, oltre ai propri ordini cavallereschi, gli
ordini conferiti dagli Stati esteri o riconosciuti dalla Santa Sede, ivi
compreso l’Ordine del Santo Sepolcro, e, in quanto soggetto in Italia di diritto
internazionale generalmente, e anche per trattato bilaterale, riconosciuto, i
«segni di appartenenza» al Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme, detto di Rodi, o di Malta, nonché le onorificenze civili e militari
da esso concesse.
Per regolare definitivamente la materia e porre termine ad «abusi ed inganni» si
propone il presente disegno di legge.
Disegno di Legge
Art. 1.
1. Lo Stato non riconosce i cosiddetti «ordini dinastici», ancorché già
esistenti, ovvero gli ordini istituiti in riferimento a case regnanti di Stati,
anche con territorio italiano, che non sono più esistenti ovvero che si sono
trasformati in Repubbliche. Non è riconosciuto ad ex case regnanti il diritto a
conferire onorificenze.
2. Ai cittadini italiani, sia sul territorio nazionale sia su quello estero, è
fatto divieto di conferire e di fregiarsi in qualunque modo delle onorificenze
di cui al comma 1. Ai cittadini stranieri che risiedono sul territorio italiano
è fatto divieto di conferire a cittadini italiani le onorificenze di cui al
medesimo comma 1.
Art. 2.
1. Chiunque, cittadino italiano o straniero, contravvenga alle disposizioni
dell’articolo 1, comma 2, è punito con un’ammenda da 10.000 a 100.000 euro e con
la revoca di diritto delle onorificenze.
2. Sono revocate tutte le autorizzazioni che siano state eventualmente concesse
a fregiarsi delle onorificenze di cui all’articolo 1.
3. I beni appartenenti a fondazioni, a società o ad associazioni di fatto che
siano state costituite per la gestione degli ordini dinastici di cui
all’articolo 1, anche per fini culturali, assistenziali o di beneficenza, sono
retrocessi ai conferenti, ove previsto espressamente dagli eventuali accordi o
statuti costituitisi o, in mancanza, con decreto del Ministro dell’economia e
delle finanze, sono devoluti al patrimonio dello Stato.
Art. 3.
1. La presente legge entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale”.
Esaminando bene il contenuto del disegno di legge presentato dal senatore
Francesco Cossiga, dobbiamo ammettere, se vogliamo essere davvero supra partes,
che non ha proprio tutti i torti, perchè il concetto di Ordine Non Nazionale
secondo l’interpretazione datane dal defunto Achille di Lorenzo per il Sacro
Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui egli era il gran
cancelliere (quindi mosso da evidenti interessi privati), appare veramente
stiracchiato: gli estensori della legge 3 marzo 1951 intendevano chiaramente per
Ordini Non Nazionali le onorificenze estere (non italiane) e non si sognavano
affatto di includere in tale categoria quelli che noi chiamiamo ordini
dinastici. Lo stesso concetto di ordine non nazionale attribuito al Sacro
Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio venne ribadito dal prof. Aldo
Pezzana, allora Presidente della I sezione del Consiglio di Stato, ed autore del
famoso parere del 1981 che “legittimava” il MAE all’emissione delle
autorizzazioni all’uso delle onorificenze dell’Ordine (ramo franco-napoletano),
ma va ricordato che anche il Prof. Pezzana si moveva allora come membro
dell’Ordine Costantiniano (1).
Ora è doveroso chiedersi se vogliamo esaminare la dibattuta materia degli Ordini
Dinastici:
1) esistono ancora le dinastie già sovrane?
2) hanno veramente diritto di concedere ordini che sono chiaramente patrimonio
(nel caso italiano) della Repubblica Italiana?
3) abbiamo esaminato giustamente la storia di ciascun ordine per considerarlo
dinastico (non dimentichiamo che nel concetto politico sino alle costituzioni il
sovrano e lo stato erano la stessa persona)?
4) vale veramente la pena di non considerarli ormai come ordini virtuali, che
esistono solo in ambito privato?
5) perchè non preferiamo dire la verità accettando che sono solo organizzazioni
che si richiamano ad ordini che nel passato hanno contribuito a formare la
nostra storia e la nostra cultura (questo non rappresenterebbe una diminuizione
anzi una esaltazione del loro immenso valore morale come memoria storica)?
Chi scrive è il presidente della International Commission for Orders of Chivalry
che - volenti o nolenti - è l’unica commissione al mondo che nacque con tutti i
crismi in ambito scientifico ed accademico fra i veri studiosi della materia
cavalleresca (anche se durante alcuni anni della sua vita, ma prima della mia
presidenza..., fu anche usata indebitamente per favorire qualche organizzazione
discutibile) e gode oggi della incontestabile autorità che le viene dai
Congressi Internazionali di Scienza Genealogica ed Araldica, ponendosi senza
ombra di dubbio come il massimo organismo mondiale che studia la materia
cavalleresca e premiale e ne fa incontrare gli studiosi provenienti dalle varie
parti del pianeta.
La mia posizione dovrebbe quindi costringermi ad essere un forte sostenitore
della piena legalità di questi Ordini non Nazionali o meglio Dinastici (se
esistono ancora le dinastie), ma proprio per onestà intellettuale e perchè nutro
troppo rispetto per la storia debbo ammettere che non è così... perchè a titolo
personale penso che oggi queste prestigiose e benemerite organizzazioni debbano
per forza trovare una strada alternativa che le distanzi dalle onorificenze e
decorazioni degli Stati (con le quali a differenza del passato oggi non hanno
più nulla a che fare).
Trovo però che qui l’on. Cossiga abbia anche esagerato: lo Stato non deve
diventare il censore o il giudice inappellabile in una materia che non è la sua,
perchè punendo i cittadini o addirittura gli stranieri violerebbe il principio
di libera associazione garantito dalla nostra Costituzione.
La Repubblica Italiana saggiamente dovrebbe decidere di non entrare in merito e
magari stabilire un ufficio al Ministero degli Esteri incaricato di studiare la
materia per elencare da un lato quelle organizzazioni che in qualche modo si
richiamano ad antichi Ordini storici e che sono ancora gestite da quelli che in
altri tempi ne sarebbero stati i veri capi, e dall’altro quelle che invece hanno
solo intenti truffaldini, o lo scopo meschino di favorire le megalomanie di
persone che non hanno nulla a che fare con le organizzazioni che vorrebbero
rappresentare.
Lo Stato, come succede nella maggior parte dei Paesi del mondo, non deve entrare
in merito a questo fenomeno privato che riguarda i cultori delle tradizioni di
un passato che oggi non esiste più... maestra fra tutte le Nazioni è oggi la
Spagna, che non riconosce ordini che sono fuori dal suo patrimonio premiale
(permette l’uso delle onorificenze straniere) e giustamente considera
“associazioni” tutti quegli ordini dinastici o anche di invenzione che hanno
qualche base storica o promuovano opere sociali nel Regno, tanto da autorizzare
i militari ad indossarne le decorazioni ma solo quando partecipano a quelle
specifiche cerimonie.
D’altro canto ci sono altre Nazioni come la Francia che adottano un regime
analogo a quello italiano, che impone l’ottenimento di un’autorizzazione - in
questo caso emessa dalla Cancelleria della Legion d’Onore - per il pubblico uso
delle onorificenze straniere o delle associazioni cavalleresche “storiche”
ricevute dai cittadini francesi. Anche nel Regno Unito i cittadini devono essere
autorizzati (stavolta dalla Corona) all’uso delle onorificenze straniere, ma in
questo caso l’autorizzazione non si limita al solo uso, perchè deve essere
richiesta per il conferimento vero e proprio. Il che impone quindi al Paese
conferente di richiedere un previo assenso alle Autorità britanniche prima di
procedere al conferimento.
“Paese che vai usanza che trovi”, ma il grave problema in questa materia è far
capire agli utenti quali sono ordini od associazioni in qualche modo
giustificabili come memoria storica, e quali invece sono solo pittoresche
soluzioni per far soldi e truffare la credulità della gente.
(1) Più tardi, divenuto ormai Presidente Onorario dello stesso Consiglio di
Stato, lo stesso Pezzana - che nel frattempo era divenuto uno dei consiglieri
del Costantiniano - fece anche parte di una Commissione consultiva sugli ordini
cavallereschi non nazionali, costituita dal 2000 al 2003 presso il Cerimoniale
Diplomatico del MAE, che stabilì ulteriori linee guida sulla questione degli
ordini dinastici.